Pagine azzurre by Eleanor Perry

Pagine azzurre by Eleanor Perry

autore:Eleanor Perry [Perry, Eleanor]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SUR
pubblicato: 2024-03-05T11:29:55+00:00


Primissimo piano

Il Grande Scrittore aveva deciso di fidarsi e concedere il suo bellissimo racconto! L’annuncio venne fatto con voce stridula e impeccabile accento snob, come se fosse nato e cresciuto nell’alta società di Boston. Quello che voleva dire il Grande Scrittore era che adesso potevano godere della sua grandezza. Il motivo per cui sapevano che era un Grande Scrittore era che continuava ad autodefinirsi tale. Nell’aria rarefatta dei circoli letterari più eleganti, i sapientoni si riferivano a lui come a un «artigiano del lirismo» o al «possessore di una fragile sensibilità poetica». Il libro con Tutti i racconti compariva nel programma di ogni corso di letteratura inglese negli Stati Uniti. I blurb in copertina avevano tutti la parola «grande», anche se erano stati scritti da due ex amanti, entrambi scrittori, e da una strampalata dama delle lettere che, quando lui era giovane, l’aveva preso come segretario. A quell’epoca la donna aveva più di settant’anni ed era artritica, quindi lui doveva anche spazzolarle i capelli. Il rito serale della capigliatura argentata: ne aveva tratto un racconto bellissimo, ma non era il racconto bellissimo che interessava a loro.

Euforico di avere preso quella decisione, il Grande Scrittore saltò in piedi dalla sedia Chippendale e attraversò la stanza fino a un vassoio con gli alcolici posato su uno scrittoio aperto. L’appartamento si trovava in un palazzo anonimo sulla Quinta Avenue, ma all’interno tutto era stato concepito per ricordare una casa di Beacon Hill (compreso il vetro soffiato a mano delle finestre in salotto). Non che il Grande Scrittore avesse mai nascosto il fatto di essere nato in una spiantata famiglia irlandese di South Boston. («Se non trovavo da mangiare alla mensa delle suore, non mangiavo proprio».) Dall’aspetto che aveva ora andando per i cinquanta doveva avere ampiamente compensato i vecchi tempi, quando povertà equivaleva a magrezza. La pancia emergeva dal corpo un tempo esile come un soffice melone. La testa, un altro melone, era piantata direttamente sul torso come se il collo avesse ceduto sotto il peso e fosse sprofondato tra le spalle. Il melone superiore era incoronato da un ciuffo di ricci gialli, di un colore così uniforme che doveva essere una tintura. Sotto i ricci c’era il volto di un chierichetto lascivo invecchiato troppo in fretta: naso schiacciato, fossette, occhi azzurri, guanciotte rosa. Un’occhiata ravvicinata rivelava che le guanciotte rosa erano macchie in espansione di capillari rotti. Il Grande Scrittore aveva una grande sete d’alcol.

Molti dei suoi primi racconti avevano a che fare con infanzie dickensiane viste attraverso la bruma sentimentale della memoria ma indubitabilmente autentiche. Il mondo da cui veniva lo rendeva ancora più esotico agli occhi dei suoi amici ricchi. Da quando il musical tratto da uno dei suoi romanzi era stato un successo a Broadway non aveva amici che non fossero ricchi. Era una figura di casa per il personale delle villone e dei palazzi e per le ciurme degli yacht preferibilmente ormeggiati in Costa Azzurra. Le sue ospiti lo adoravano perché ricambiava tutto. Quello che compravano con i loro inviti era attenzione.



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